L’affitto cambia con l’inflazione e di molto – Rosso Mattone Case

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L’affitto cambia con l’inflazione e di molto

Il principale nemico di chi vive in affitto è l’inflazione. Questo perché, il padrone di casa ha diritto a chiedergli l’adeguamento del canone all’incremento dei prezzi al consumo, per come calcolato periodicamente dall’Istat, anche se il canone è concordato. In pratica, più aumenta l’inflazione, più aumenta il canone da pagare. In periodi come questo, in cui l’inflazione si sta alzando, gli inquilini si ritrovano a pagare molto più di quanto indicato nel contratto. Solo chi ha stipulato un contratto di locazione con cedolare secca è salvo da aumenti, perchè la legge vieta l’adeguamento del canone all’inflazione. 

Inflazione: condiziona anche i mutui, ma ci sono ancora offerte interessanti | AltroconsumoL’inquilino deve corrispondere ogni mese, al padrone di casa, il canone per l’affitto. L’importo viene poi periodicamente aggiornato all’inflazione ossia all’aumento dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat. 

La richiesta di aggiornamento del canone viene presentata con una raccomandata a.r. Se il padrone di casa si dimentica di chiedere l’adeguamento del canone all’inflazione potrebbe chiedere gli arretrati in un’unica soluzione, al massimo per gli ultimi cinque anni. Dopodiché nulla più è dovuto.

L’aggiornamento del canone di locazione all’inflazione segue uno specifico calcolo imposto dalla legge. Deve essere adeguato all’ indice Foi, che è l’indicatore dei prezzi dei consumi delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente. Questo dato serve per adeguare non solo il canone di affitto ma anche l’assegno di mantenimento dovuto all’ex coniuge o ai figli in caso di separazione.  

In un contratto di locazione a canone libero, ossia della durata di 4 anni più altri 4 di rinnovo automatico, il locatore e l’inquilino possono prevedere che l’aggiornamento del canone avvenga in misura pari al 100% della variazione dell’indice Istat, per il canone concordato (3+2) l’aggiornamento all’inflazione non può mai superare il 75%. Le parti possono anche prevedere che venga commisurato ad altri indici di riferimento da loro concordati.

Tutti i contratti di locazione possono prevedere l’adeguamento del canone all’inflazione ad esclusione solo di quelli per i quali il locatore ha optato per il regime della cosiddetta cedolare secca, in tal caso il locatore non può mai chiedere l’aggiornamento del canone all’indice Foi.

Numerose famiglie potrebbero non riuscire a pagare il canone di locazione con gli ultimi aggiornamenti. E se non lo fanno potranno essere sfrattate. Lo sfratto per morosità scatta infatti in caso di ritardo di oltre 20 giorni nel pagamento anche di una sola mensilità. 

Cosa può fare l’inquilino che non ha i soldi per pagare? La legge non prevede un recesso per eccessiva onerosità sopravvenuta. Bisogna alla successiva scadenza del contratto darne disdetta per tempo, e intanto corrispondere tutti i canoni.  Attenzione pensare di liberare l’appartamento e di riconsegnare le chiavi al padrone di casa, che le accetta, non è sufficiente a liberare il conduttore dal pagamento delle rate. Il locatore potrebbe infatti perseguirlo nelle sedi giudiziarie e chiedere contro di lui un decreto ingiuntivo. 

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